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Les nouveaux tradis dans le bureau de "Ratzinger le progressiste" Imprimer
Auteur : Jean Kinzler
Sujet : Les nouveaux tradis dans le bureau de "Ratzinger le progressiste"
Date : 2011-03-02 10:21:24

I nuovi tradizionalisti vanno alla carica di Ratzinger il “progressista”

1 marzo 2011 -


La galassia più tradizionalista del cattolicesimo è in agitazione. Una recente intervista dell’attuale capo dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay, dice molto di quanto sia largo oggi il solco tra il Vaticano e questa porzione, piccola ma non minuscola, di chiesa. Una porzione non ascrivibile ai soli seguaci di Marcel Lefebvre: i cattolici legati al rito antico sono presenti un po’ ovunque.

Fellay ha usato parole dure. Ha fatto capire quanto ancora manchi perché lefebvriani e Santa Sede trovino un accordo definitivo, arrivino dunque a pattuire un armistizio che permetta a coloro che fanno parte della Fraternità San Pio X di non vivere ai margini della cattolicità.

Nei colloqui aperti da qualche anno le due parti “non hanno obiettivi comuni”, ha detto Fellay. Per Roma ci sono “problemi dottrinali” da risolvere dentro la Fraternità. Su tutti la piena accettazione del Concilio Vaticano II.

Per i lefebvriani, invece, il punto è un altro. Dice Fellay: “Noi vogliamo ricordare a Roma ciò che la chiesa ha sempre insegnato e, quindi, manifestare le contraddizioni tra questo insegnamento secolare e ciò che si fa nella chiesa a partire dal Concilio. Da parte nostra questo è il solo obiettivo che perseguiamo”.

Dopo l’uscita nel 2007 del motu proprio Summorum Pontificum con cui si è permessa la celebrazione secondo il rito antico, e dopo la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, una nuova primavera sembrava potesse nascere tra le due parti.

Ma ben poco di quanto auspicato in partenza sembra sia effettivamente nato. Anzi, le ultime decisioni prese da Benedetto XVI hanno acuito ulteriormente le distanze. L’annuncio del Papa della sua presenza a un raduno interreligioso ad Assisi è una ferita che brucia dentro il mondo tradizionalista. Per Fellay la “vera dottrina cattolica” non permette al Papa di pregare assieme a rappresentanti di altre religioni. Secondo il superiore generale della Fraternità, Benedetto XVI “intende l’ecumenismo nella stessa maniera” di Giovanni Paolo II. E ancora: “Forse Ratzinger ha subìto pressioni o influenze. Probabilmente è spaventato dagli atti anticristiani, dalle violenze anticattoliche: le bombe in Egitto, in Iraq”. Una nuova Assisi “è un atto non dico di disperazione, ma cui manca disperatamente una causa”.

Il pontificato wojtiliano è costantemente sotto il fuoco delle critiche dei tradizionalisti. Logico, dunque, che la decisione di Benedetto XVI di beatificare Wojtyla rappresenti per i lefebvriani “un problema grave”, perché il pontificato di Giovanni Paolo II “ha fatto fare dei salti in avanti nel senso sbagliato, nel senso del progressismo e di tutto ciò che si chiama spirito del Concilio. Si tratta, dunque, di una consacrazione non solo della persona di Wojtyla ma anche del Concilio e di tutto lo spirito che l’ha accompagnato”.

Non ci sono solo le parole di Fellay ad agitare le acque. Crea molto fermento anche il decreto della Dottrina della fede – l’uscita è vicina – che spiegherà a vescovi e preti come mettere in pratica il Summorum Pontificum. In alcune diocesi, infatti, ci sono vescovi che ancora non permettono la celebrazione della messa secondo il rito antico e con il decreto il Vaticano intende mettere ordine. Il mondo tradizionalista però teme complotti. Teme che all’interno delle mura leonine qualcuno lavori per annacquare il testo. In particolare, si teme che il decreto esplicitamente dichiari che in caso di ordinazioni sacerdotali non si possa usare il rito antico. Questa eventuale disposizione, anche se un successivo “indulto” può essere sempre concesso a chiunque, taglierebbe le gambe a quei seminari che a tutt’oggi fanno del rito antico la propria peculiarità.

Difficilmente Benedetto XVI permetterà l’uscita di un testo annacquato. E anche monsignor Guido Pozzo, che guida la commissione vaticana Ecclesia Dei sotto la supervisione del cardinale William Joseph Levada, non sembra persona facilmente condizionabile. Eppure la galassia tradizionalista non dorme sonni tranquilli. Sul Web, ad esempio, è nato un appello dedicato al decreto in cui si chiede esplicitamente che Ratzinger non retroceda in alcun modo sul rito antico. L’appello è stato firmato da diecimila persone e il numero è in costante aumento. I firmatari si dicono preoccupati perché “le eventuali misure restrittive causerebbero scandalo, discordia e sofferenze nella chiesa e frustrerebbero la riconciliazione” che il Papa “così ardentemente desidera”.Lien


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 Les nouveaux tradis dans le bureau de "Ratzin [...], de Jean Kinzler [2011-03-02 10:21:24]